Testi critici Testi critici

Cesare Nissirio

Spoleto, Festival dei Due Mondi
Testo in catalogo, 1987


Due scritture diverse sembrano combinarsi nell’arte di Immacolata Datti Mazzonis, due estetiche, dell’immagine e del suono, si fondono in un momento di coesione, si esprimono in un rapporto speculare.

Il dualismo, all’origine delle intenzioni investigative dell’artista, risulta fondamentale nei termini apparentemente dialettici “silenzio/suono”, ai quali è collegato il senso della sua indagine. Il silenzio si dilata per divenire suono, o si materializza sino a rendersi grumo, terra, il silenzio, “mot glissant”, come direbbe Bataille, parola perversa e poetica, inadeguata e evocativa è la fonte, il momento primigenio della parabola.

Impegnata nell’investigazione delle culture del Segreto e dei Simbolismi, l’artista approda al “suono visivo”, alla visualizzazione, allo sviluppo scultoreo delle sonorità.

Le sue sculture producono estensioni sonore, oppure ne sono il simbolo, la metafora. Tutto nasce dal suono del profondo, dalla voce dell’assoluto, della creazione, tutto è irradiazione perenne, capace di creare il movimento, il tempo e i suoi ritmi, la materia e le sue forme.

La terracotta diviene impasto di elementi primordiali della natura: acqua, terra, fuoco e aria. Ad essa l’artista affida il compito di emanare il suono, in essa insinua l’energia che fa vibrare le sculture e le rende strumenti di armonie.

Il misticismo di eufonie orientali, le emozioni interne, scaturite dal silenzio dell’intimo, le note sommesse, sono resi insieme alla flagranza di un sole irradiante, di un’onda sonora che serpeggia nell’aria, un vortice, una spirale avviluppante, un anelito. E tutto diviene suono!