Testi critici Testi critici

Enrico Gallian

L’Unità, febbraio 1996


Le donne in arte? Resistono in poche. Immacolata Datti è un’artista assieme a poche altre che resiste all’urto fracassone della pletora sterminata degli improvvisati “artisti” di questa società multimediale, interdisciplinare, a momenti completamente internettata, che macina e seleziona a suo piacimento con supponenza, che si arroga il diritto di decidere chi deve e può mostrare il frutto di anni di lavoro.

Vogliamo cominciare con Immacolata Datti una storia che da tanto ci assilla il cuore e la mente:una storia delle artiste contemporanee, delle donne in arte. Datti espone (…) sculture in terracotta, titolate “Oltre la musica”, creata da par suo, straordinariamente alchimistiche, o per meglio dire musicalmente legate ai suoni magici prodotti da un pentagramma alchemico. Per esempio un’opera è titolata Pianola n.1 (terracotta e legno) ossia l’immagine dell’oggetto scultoreo scaturisce dalla parola e viceversa alchenicamente è la magia della parola che imprime coesioni e stimoli all’apparizione della scultura che così diventa non solo altro da sé, ma anche fusione ideale di bellezza e provocazione; monumentalità e scultura classica; contemporaneità e presupposti futuribili di uno scolpire che accolga al suo interno l’idea della scultura futuribile. Senza sosta Datti lavora da sempre a questo progetto, profondamente colta impasta l’argilla pensando al suono della materia ma anche alla sensibilità tattile dell’osservazione. Ecco è anche questo il dato importante che fa della Datti una scultrice d’avanguardia: il pensare che gli occhi possano avere, come diceva e scriveva Matisse, un sensibilità tattile potrà sembrare fuori moda, ma è tutt’oggi una delle garanzie per comprendere appieno le atmosfere che i volumi, la plasticità dei vuoti e dei pieni, vogliono esprimere. Non è una scultura da guardare frettolosamente, da consumare all’istante, è invece da centellinare girandoci attorno, avendoci in mente gli etruschi, la sculture di Antelami e Wiligelmo ma anche gli strumenti musicali antichi che al solo tocco degli occhi e del corpo sprigionavano suoni materici.