Testi critici
Pier Paolo Pancotto
Lettera a Immacolata Datti
Roma 2010
È vero, spesso la realtà quotidiana prende il sopravvento su ogni cosa e le circostanze che ne determinano l’andamento hanno la meglio sul destino degli individui, con. maggiore o con minore forza; ed è altrettanto vero che prima o poi, capita a tutti di dover fare i conti con la sorte ed i programmi che essa ha in serbo per ciascuno di noi, nel bene e nel male. Come nel tuo caso, Immacolata. Ti sei dedicata alla pratica artistica nonostante il parere poco favorevole dei tuoi genitori, esercitandoti negli studi di Roma, dove sei nata, e Spoleto; hai completato autonomamente, da autodidatta, la tua formazione leggendo libri e documentandoti come meglio era possibile attraverso la parola scritta e l’immagine riprodotta; hai portato avanti il tuo percorso autoriale pur essendo presa dagli incarichi familiari e dalle gioie, ma anche dagli oneri, che essi comportano, dando vita ad un sistema espositivo ed operativo che, per quanto discontinuo ed intermittente sotto il profilo cronologico, si dipana, ormai, da oltre quarant’anni. Allo stesso modo ti sei cimentata nel procedimento creativo, affrontandolo con la medesima tenacia e coraggio. Hai provato, con successo, a rendere musicali materie geneticamente sorde ai suoni e che, al massimo, si prestano a far loro da cassa di risonanza: la terracotta, specialmente (alla quale ti dedichi dall’avvio degli anni Settanta), ma anche la pietra ed il metallo; hai esplicitato visivamente concetti privi alla nascita di concretezza figurativa, dando loro una forma ed una struttura altrimenti impossibili da cogliere anche solo con l’immaginazione; hai tradotto segni e trame che fanno parte delle discipline spirituali alle quali ti applichi segretamente, in soluzioni plastiche essenziali, quasi arcaiche, se non capaci di riflettere quanto meno di evocare la dimensione extraterrena, alla quale affidi il tuo cuore. Insomma, sia sul piano individuale che su quello professionale hai fatto molte cose, molte più di quanto la tua fortuna critica o il tuo curriculum sino in grado di testimoniare. Ed altrettante ti accingi a farne, le occasioni ed i motivi di ispirazione certo non ti mancano. Continui a coltivare i tuoi interessi di sempre e il tuo lavoro ne è lo specchio fedele. Ad esempio, i viaggi in Oriente come nell’America Latina alla scoperta di valori ed attitudini originali ormai dimenticate dalla civiltà occidentale; le discipline esoteriche alle quali volgi con curiosità la tua attenzione, pur sempre con rispetto e ragionevole prudenza; l’antropologia, che indaghi nei suoi lati più segreti. Sarebbe sufficiente, a tal proposito, prendere il tuo “armadietto che suona”, così come lo hai definito, Rivelarsi (2004), per avere, in sintesi, una conferma di tutto ciò: basta aprirlo e vedere racchiusi al suo interno gli elementi che compongono il tuo repertorio iconografico e iconologico, frutto della tua esperienza emotiva ed intellettuale: elementi semplici e naturali —argille allo stato grezzo o solo in parte fuse con tracce di pigmenti cromatici, legni, corde, fibre vegetali- strumenti musicali primitivi ed oggetti dal sapore tribale. E proprio da quest’opera così emblematica, Immacolata, potrebbe riprendere il cammino che ora ti accingi idealmente a riavviare dopo le tue ultime pause di riflessione; con entusiasmo, senza esitazioni, facendo leva su quella forza e quel convincimento che, anche in passato, ti hanno consentito di assecondare la tua passione per l’arte, dando autentica risposta alle tue esigenze più intime ed invidiali. Nonostante tutto e tutti”.