Testi critici Testi critici

Teresa Macrì

“Titolo inverno ’91-’92”


Una misteriosa aura emanano le sculture in terracotta di Immacolata Datti. Limate dalle ombre di un tempo mentale e astorico, quasi rinvenute da un evo imprevisto, memorie di antichi eventi, esse si stagliano fluttuanti nella loro matericità discreta e solida: l’argilla incontra il legno e intarsia il metallo snodandosi in volumetrie naturali. Riconfermando la scelta tematica e materica operata negli anni ’80, individuata nelle imprevedibilità plastiche e cromatiche della creta e nelle infinitezze formali dell’organico, la Datti insegue immagini sedimentate trasponendole in un lessico evocativo e simbolico. Nella mostra attuale si è impegnata a operare per moduli, ripetendoli in un assemblaggio compositivo in cui rincorre ancora una volta la plasticità del naturale e inoltre inseguendo una mimesi oggettuale che carpisce e invera l’idea e il sogno del passato. Scrive Patrizia Ferri in catalogo: “(…) Opere radicate nell’iconografia complessa di un territorio antropologicamente italiano che affonda in un passato che è quello del Medioevo, in un sentimento spaziale e temporale dove esterno e interno coincidono senza presunzione razionale o attitudine analitica”. Opere dove l’impegno tecnico è mosso da una felice sintonia panica che nello stridente disagio contemporaneo segnala una insolita armonia col mondo.