Testi critici
Toni Maraini
“Sulle sculture di Immacolata Datti”
Roma, 1995
“La memoria ha i suoi labirinti e, anche, le sue porte e i suoi pilastri. Non è certo dove conducano i labirinti, né cosa sostengano i pilastri e, neanche, su cosa si aprano e si richiudano le porte. Sappiamo soltanto che fungono da simulacri e che servono a ricordare rapporti semantici e archetipi essenziali con lo spazio, con la materia del mondo e con l’oblio. La memoria ama giocare tra le rovine ed evocare percorsi smarriti.
Le sculture in terracotta e pietra di Immacolata Datti fanno riferimento a simili strutture frammentarie o assenti (dov’è la “cattedrale” suoi labirinti?), eppure suggerite da indizi lapidari. Da quello, cioè, che rimane, solenne e ieratico, a ricordarci che una volta sorreggevano il cielo, circoscrivevano percorsi rituali, celebravano liturgie sacre e segrete.
Affinchè non venga dimenticato quel mondo di percezioni, di simboli di verticalità e di colori ocra e terra che ci ha accompagnato per millenni -dalle stele arcaiche ai santuari etruschi. Con la tenacia di chi ricompone i tasselli di un patrimonio di forme e di spazi dimenticati, Immacolata Datti, dal 1971 modella, assembla, erige. Dalle “sculture sonore” come “Tamburo di pietra” o “Xilofono” degli anni 80, agli attuali labirinti, pilastri e porte,
il suo lavoro, laboriosamente pensato, insegue forme-matrici austere eppure serenamente ancorate alla Terra-Madre da cui sorgono, e di cui assumono materia e colore.
Queste sculture fatte di incastri e sedimentazioni sono modulate da rigorosi equilibri. In alcuni elementi visivi esse giocano con i segni di occulte armonie. Sembrano messaggere
di solide certezze. Eppure, la loro isolata compostezza (dov’è il loro tempio originale?) è travagliata da qualcosa di fragile. Da una sognante e sottesa tensione. Da elementi di inquietudine. Massiccia, angolosa, severa, la “Porta Etrusca” introduce ricordi d’oltre-mondi. Ogni luogo di passaggio affronta la presenza della morte. E la scultura di Immacolata Datti gioca nei labirinti di una cattedrale assente, con i pietrificati enigmi dell’esistenza”.
Labirinto nella cattedrale 144 terracotta, peperino e tufo 1994-95
Il labirinto-pentagramma indica (col colore bianco) le note DO FA FA
In numerologia DO FA FA corrisponde a 144, il numero perfetto (12x12)
indicato dall’angelo, nell’Apocalisse di S. Giovanni